Mosaico minuto
La tecnica tipica dell’ambiente romano, chiamata mosaico in piccolo o micro mosaico, si basa sulla filatura dello smalto. La definizione di mosaico minuto venne utilizzata sin dal principio del procedimento: lo smalto, reso malleabile dal calore, viene modellato con pinze in lunghe bacchette e fili sottili, successivamente ridotti in piccoli segmenti fino a un millimetro di lunghezza. La tecnica fu messa a punto a Roma nella seconda metà del XVIII secolo, all’interno dello Studio Vaticano del Mosaico, dopo la scoperta nel 1831 da parte del chimico Alessio Mattioli di una pasta vitrea opaca facilmente modellabile, dalle svariate cromie. In un primo tempo furono filati smalti di colore uniforme, successivamente nella bacchetta furono uniti più colori e si raggiunse un’ampia gamma di gradazioni tonali che permisero l’introduzione di effetti chiaroscurali. Fu il mosaicista Giacomo Raffaelli (1753-1836) a usare nel 1775 gli smalti filati nella realizzazione di placche montabili su oggetti, quali tabacchiere, scatole, sigilli, gioielli. Sotto la dominazione francese nel 1798 il mosaico minuto viene usato in placche in parure di gusto neoclassico con temi tratti dall’arte musiva antica (nature morte e animali), vedute architettoniche di Roma, archeologiche e monumentali, scene popolaresche, simboli eucaristici e paleocristiani.