Diamante (imitazioni)
Le sostanze utilizzate come imitazioni del diamante sono trasparenti, generalmente incolori e con caratteristiche ottiche il più possibile vicine a quelle del diamante.
Si tratta di minerali naturali, come topazio, quarzo, zircone, ecc.; di minerali sintetici, come corindone sintetico, rutilo sintetico, spinello sintetico, moissanite sintetica ma soprattutto di prodotti sintetici, senza corrispondente naturale, come “YAG”, “GGG”, “Zirconia cubica”, “Fabulite”.
Si può effettuare una prima semplice distinzione usando un rifrattometro, strumento che serve a rilevare l’indice di rifrazione dei materiali.
In questo modo vengono, per esempio, riconosciute tutte le imitazioni aventi indice di rifrazione minore di 1,78 (spinello sintetico e topazio).
Per le imitazioni aventi indice di rifrazione maggiore di 1,78, è di estrema utilità la determinazione della densità, soprattutto se si ha a disposizione una bilancia idrostatica.
Tutti i materiali, infatti, tranne il topazio e la moissanite sintetica hanno densità superiore a quella del diamante. L’unica grande limitazione di questo metodo sta nel fatto che, ovviamente, non si può applicare pietre montate.
Molto utile può essere l’osservazione, a occhio nudo, della dispersione e della brillantezza che un classificatore esperto conosce molto bene come caratteristiche specifiche da materiale a materiale.
Inoltre la presenza di spigoli abrasi è indice sicuro di bassa durezza e caratteristica tipica dell’imitazione come lo è anche una scarsa simmetria nel taglio, caratteristiche, queste, facilmente rilevabili ad un’osservazione attenta a 10X.
Può essere d’aiuto l’osservazione e l’analisi delle inclusioni e della fluorescenza, caratteristiche rilevabili però in laboratorio da un classificatore esperto. Esistono in commercio alcune strumentazioni che permettono un rapido riconoscimento del diamante dalle sue imitazioni.
Fra queste il riflettometro, che misura la quantità di luce incidente in rapporto a quella riflessa dalla superficie della pietra, e il test della conducibilità termica, che si basa invece sulla elevata capacità del diamante di condurre calore.
Quest’ultimo metodo può essere usato anche su pietre montate, ma non permette il riconoscimento delle varie imitazioni e non riconosce la Moissanite come imitazione.